sabato 29 settembre 2012

Il barattolo della maionese e i due bicchieri di vino

Quando ti sembra di avere troppe cose da gestire nella vita, quando ventiquattro ore al giorno non sono abbastanza, ricordati del barattolo della maionese e dei due bicchieri di vino...



Un professore di filosofia se ne stava seduto davanti alla sua classe. Sulla sua cattedra aveva appoggiato alcuni oggetti. Quando la classe si zittò prese un grande barattolo vuoto di maionese e lo iniziò a riempire di palline da golf. Poi chiese agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi risposero di sì.
Il professore, allora, prese un barattolo di ghiaia, lo rovesciò nel barattolo di maionese e lo scosse leggermente, finché i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi concordarono che lo era.
Il professore prese, poi, una scatola di sabbia e la rovesciò nel barattolo; la sabbia, ovviamente, si sparse ovunque all’interno. Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime sì.
Il professore, quindi, estrasse due bicchieri di vino da sotto la cattedra e rovesciò, nel barattolo, il vino, che andò a riempire gli spazi vuoti lasciati dalla sabbia. Gli studenti risero.
«Ora – disse il professore non appena la risata si fu placata – voglio che consideriate questo barattolo come la vostra vita. Le palle da golf sono le cose importanti: la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni, le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena. I sassolini sono le altre cose importanti: il vostro lavoro, la casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose. Se voi mettete nel barattolo, per prima, la sabbia non ci sarà spazio per le palle da golf e nemmeno per la ghiaia. La stessa cosa vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo, tutte le vostre energie, nelle piccole cose non avrete più spazio per le cose importanti. Prima di tutto, dunque, prendetevi cura delle palle da golf, delle cose che contano davvero. Fissate delle priorità. Tutto il resto è sabbia».
Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise:
«Sono felice che tu me l’abbia chiesto! Volevo solo mostrarvi che, per quanto piena possa sembrare la vostra vita, ci dovrà essere sempre spazio per un paio di bicchieri di buon vino con un amico...».


venerdì 28 settembre 2012

Chissà come sarai da grande


Davanti al dolore, alla sofferenza e alla malattia c’è la tendenza, tutta umana e comprensibile, a fuggire.
Eppure, ci sono persone che scelgono di affrontarla: sono i volontari.
In Italia più di 800 mila volontari affiancano professionisti, come medici, infermieri, insegnanti, ad aiutare a trovare un equilibrio nuovo a chi vive in difficoltà.
Chi viene travolto da una tragedia, si ritrova da un momento all’altro solo, senza speranza, in un mondo fatto di “cose brutte”, dove, purtroppo, si ha a che fare con l’ombra della fine. Anche solo scriverla, la parola morte, è difficile.

A San Giovanni Rotondo, presso il nostro ospedale, in un reparto che suscita tanti sentimenti e anche tante paure, in pediatria e pediatria oncologica, opera L’ A.G.A.P.E. Associazione Genitori e Amici Piccoli Emopatici (http://www.facebook.com/pages/AGAPE-per-la-cura-e-lo-studio-delle-leucemie-e-tumori-infantili/124834804205314).


Raffaella è una mia amica ed è una volontaria  A.G.A.P.E. da quasi un anno.
Come tutti i volontari non ha poteri da supereroe, ha qualcosa di meglio: il sorriso per tutti e la voglia di vederlo sui piccoli pazienti.
Vedere i bambini soffrire è un impatto duro per tutti, che siano professionisti o meno, ma la commiserazione deve rimanere fuori dal reparto.
Mariapì, so belli assai!” - esordisce - “alla fine non sei tu che aiuti loro, ma loro che aiutano te!”.
Perché i bambini, a differenza dei grandi, hanno una concezione diversa della malattia, sanno vedere il lato bello, come la “fortuna” di non avere i capelli “Cosi quando fa caldo non sudo!”. E davanti a reazioni simili ci si rende conto che le priorità, nella vita, sono altre! Sarà banale, ma è così.
Il bisogno di tutti i bambini è passare il tempo, quelli che devono subire mesi e mesi di ricovero o che restano per ore in attesa delle terapie avvertono di più il peso della noia.
“I bambini hanno una saletta giochi, con tutto il necessario per colorare, leggere, giocare, ma, a volte, bisogna improvvisare, essere pronti anche a mettere in atto una vera sceneggiata napoletana, magari coinvolgendo i genitori!” – dice ridendo Raffaella- “ma anche essere pronti a sgridare i bambini se fanno qualcosa che non va, perché oltre ai bambini a subire tutto ci sono i genitori e, cedendo ad un capriccio, magari ci sentiamo meno in colpa ma mettiamo in difficoltà le mamme e i papà, che poi dovranno faticare il doppio per dire no”.
Si organizzano spettacoli, recite, si festeggiano compleanni, “Quando arrivano poi i clown terapisti è una pacchia per tutti!”.
Ogni bimbo è diverso dall’altro e anche l’approccio che un volontario usa per rapportarsi a lui deve adeguarsi. Non si può pretendere che il piccolo paziente sorrida per forza. A volte il sorriso non basta.
E’ inevitabile pensare alla morte, è impossibile non farsi coinvolgere nel dolore di chi non riesce a farcela, purtroppo è una realtà, ma per ogni piccolo che va via, c’è un bambino che migliora, che guarisce, che cresce e che ritorna come volontario.
“Vedendoli penso: chissà come sarai da grande”.
Ed è questa la speranza.

MPC
P.S.: Un grazie di cuore a Raffaella Pastucci, all’associazione A.G.A.P.E., a tutti i dottor. Sorriso e a tutti i volontari che mettono a disposizione sé stessi a sostegno degli altri.

“Esempio: in Russia la maggior parte degli ospedali non ha anestetici, non hanno denaro sufficiente. Così se vi trovate tra i bambini con il cancro, alcuni di essi possono avere metastasi all'osso, che è stato definito come il più tremendo dolore un essere umano posso provare. Così una madre può stare nella stanza di un bambino che non ha mai smesso di urlare e piangere in cinque mesi… l'85% delle volte che mi sono presentato con l'aspetto di un clown hanno smesso di piangere.”
Hunter Doherty "Patch" Adams

http://www.sangiovannirotondonet.it/content/view/6258/44/ 

domenica 23 settembre 2012

Toh, un Pokèmon nell’oceano!


Si dice che i disegnatori dei Pokemon (personaggi dei cartoni animati) si siano ispirati ad animale veramente esistenti, ieri mi sono imbattuta virtualmente nel Drago azzurro!
Il suo nome scientifico è GLaucus Atlanticus ed è un mollusco della famiglia dei Gasteropodi, in particolare dei Nudibranchi: ordine che presenta specie legate all’ambiente marino e caratterizzate dalla visibilità, delle branchie sulla superficie dorsale (sulla parte superiore del corpo) o lateralmente al corpo.
I “tentacoli” prendono il nome di cerata, hanno funzioni di sostegno, servono a respirare, per difendersi e per digerire, sono dello stesso colore del corpo, raggruppati a coppie.
Il Glaucus è tipico delle zone tropicali, conduce una vita pelagica, in mare aperto e vive galleggiando, sorretto da una bolla d’aria, a testa in giù, spinto dalle correnti marine.
Si nutre delle cellule urticanti delle meduse, che vengono immagazzinate all’interno del corpo, in particolar modo nei cerata e usati a scopo difensivo.
Di colore azzurro, bianco e argento si mimetizza facilmente e non supera i 2-3 centimetri di lunghezza.

MPC
da http://www.sangiovannirotondonet.it/content/view/6227/31/

giovedì 20 settembre 2012

“Cinquanta sbavature di Gigio”





Dopo il successo della trilogia della scrittrice inglese E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard), “Cinquanta sfumature di Grigio (Rosso e Nero)”, una versione tutta nostrana: “Cinquanta sbavature di Gigio” di Rossella Calabrò.

Mr Gray è giovane, bello, ricco, ombroso, premuroso, preciso, elegante, intuitivo, colto, raffinato, romantico, passionale, un altro Edward Cullen insomma (ne sentivamo davvero il bisogno?); in più ha un potenziale erotico da fantascienza, ma, come il vampiro di Twilight ha un problema: non esiste!
Se E. L. James ha provocato, negli uomini reali, forti depressioni e cali dell’autostima oltre i minimi storici, la Calabrò li redime, almeno un po’, dedicando ai Gigi reali cinquanta sbavature, una per ogni capitolo.
Ecco piccoli assaggi:
- Mr Grey è un uomo decisamente misterioso. Ma anche il Gigio è un uomo decisamente misterioso. Non ha mai rivelato il motivo per cui è incapace di azionare il tasto ON della lavatrice.

- «Amore, stasera ti va di farlo un po’ diverso dal solito?» propone maliziosa la Gina, che ha appena finito di leggere le cose deliziosamente tremende che Mr. Grey fa alla sua morosa.
«Ah ah, tipo?»
«Eh, tipo che mi fai qualcosa che mi spaventi un po’.»
«Perché, hai il singhiozzo? Aspetta: BU! Ecco. Passato?»

- Mr Grey è bellissimo. Occhi: grigi come il cielo prima di una tempesta ormonale. Mani: grandi come l’amico single che sta sotto la cintura. Capelli: da farci un nido.
E il Gigio?
Occhi: due. Mani: anche. Capelli: eroici. Si possono ammirare presso il monumento dei Caduti eretto in loro onore.

Il Gigio reale sarà anche un filino meno raffinato, ma anche con cento sbavature è da preferire a tutti i Mr Gray di carta, ci regala il sorriso fino all’ultima pagina!

lunedì 17 settembre 2012

Perchè

Non ce la faccio!
Non ce la faccio a capire perchè tu mi hai lasciata da sola!
Perchè mi hai inflitto una sofferenza simile!
Come hai fatto? 
Non sarei stata capace di tanto, impulsiva, testarda, fumina si, ma abbandonare un amico che soffre mai!
Perché mi manchi così tanto e perchè non riesco ad essere arrabbiata!
Dovrei, oh se dovrei!
Dovrei dirtene così tante e di così pesanti da far rabbrividire il mondo!
È stato cattivo, una cattiveria gratuita, ma tu mi dici che mi vuoi bene! E io non capisco!
Non capisco il gesto, l'assenza...la mancanza!
Il dolore c'è stato e c'è, ne sarai contento?
Riuscirò mai a capirlo?

venerdì 14 settembre 2012

Infinite strade



Mi sento come Novecento, il meraviglioso pianista nato dalla penna di Alessandro Baricco, fermo sulla scaletta che lo farà finalmente scendere dalla nave sulla quale è nato ed ha vissuto per tutta la vita.
Lui è lì in silenzio, gli amici lo aspettano, ma ad un certo punto fa retromarcia e torna sulla nave.
Anni dopo, seduto su una cassa di dinamite, sempre sulla sua nave, confiderà all'amico corso a salvarlo cosa l'ha spinto a rinunciare alla terra ferma:

"Tutta quella città... non si riusciva a vederne la fine...
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello, su quella scaletta... e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c'era problema.
Non è quello che vidi che mi fermò, Max
È quello che non vidi.
Puoi capirlo? Quello che non vidi... In tutta quella sterminata città c'era tutto tranne la fine.
C'era tutto.
Ma non c'era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.
Questo a me piace. In questo posso vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai... Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche soltanto le strade, ce n'erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una.
A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce, e quanto ce n'è.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo.
La Terra... è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Non scenderò dalla nave.
Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, io non esisto nemmeno."

Io sono scesa dalla nave, seguendo l'istinto ho imboccato strade...strade che mi davano fiducia, asfaltate, sicure, piene di luce...tutta apparenza...
Da quei vicoli sono uscita distrutta...
A fatica sono risalita in nave e mi ci sono chiusa dentro.
Che salpasse verso il mare aperto, lontano lontano da ogni porto, dove le promesse hanno il valore del nulla assoluto...
Colpa mia...
Adesso sono di nuovo in porto, be' doveva succedere prima o poi, ma resto sulla scaletta...non scendo...sono ancora piena di lividi e ferite...
Come Novecento fisso la terra, le strade, la gente, i vicoli che mi hanno attirato e che ora hanno aspetto diverso, forse per il semplice motivo che sono diversa io dentro...
Sono bui e vuoti.
Mi spaventano ma voglio osservarli.
Resto ferma, non scendo.
Non mi fido più nemmeno di me stessa e del mio istinto...
Come si fa a scegliere?
Non lo so più...
Eppure di strade ce ne sono. Infinite...
Belle, piene di fiori, di musica, si, ma anche quelle che avevo imboccato erano così, poi le luci sono saltate, i fiori sono appassiti, la musica si è interrotta.
Hanno promesso che presto avrebbero aggiustato tutto, per ridarmi un po' di fiducia, ma non si vede nessuno...
In un porto solo promesse da marinaio...
Io osservo le vuote parole, le infinite strade, il caos eterno...
Non fu quello che vidi, fu quello che non vidi...

giovedì 13 settembre 2012

Il piccolo principe

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".


"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"

 "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". 
 E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo. 

"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato"

domenica 9 settembre 2012

Grazie

Paradossalmente è a te che devo il mio grazie.
Grazie per avermi lasciata sola nel momento più buio della mia vita.
Grazie per avermi fatto sentire il gelo nelle giornate più calde dell'anno.
Grazie per avermi fatta sentire sempre sbagliata.
Grazie perchè mi ha fatta sentire immeritevole di tutta la dolcezza, le carezze, gli abbracci...
Grazie, davvero...

sabato 8 settembre 2012

Delusioni

Sarà l'ennesima delusione.
Lo so. Non mi aspetto qualcosa di meglio.
Ma poi in fondo perchè sperare in qualcosa, quando so benissimo di non essere niente per cui vale la pena andare avanti o solo da prendere in considerazione...io posso tranquillamente essere delusa, giusto?
È un atto già visto, già ripetuto.
Stavolta però lascio io.
E che senso ha restare?
Perchè provare ancora una volta a spiegare che dietro le parole ci sono i fatti che dicono la verità?
Servirà solo a farmi aumentare la dose dei farmaci.
Ma questo non lo sa...

giovedì 6 settembre 2012

Chi vuol bene non sparisce

Spero che sarai felice...sapendo di aver fatto male.
Le immagini non andranno più via dalla testa...
Magari avessi un po' di coraggio in più...riuscirei a farle andar via...
Non voglio più bugie...
Chi vuol bene non sparisce...
Non voglio più bugie...


mercoledì 5 settembre 2012

Amico

Era proprio la parola amico a farmi star bene!
Era quel modo di farmi sentire capita e protetta a farmi credere che il bene era vero!
Era la voglia che avevo io di ricambiare tutto che mi dava forza!
Poi all'improvviso ero sbagliata, ma non ho mai smesso di voler bene ed essere sempre presente...poi la realtà è venuta fuori...era tutto falso...abbandonata così, senza nessun rimorso e nessun rimpianto...

lunedì 3 settembre 2012

Nascondersi





A nascondersi è sempre chi non vuole esser visto,
e chi non vuole esser visto,
ha sempre molto da nascondere.
Ogni uomo è luce quando si specchia nel suo stesso io.
 Cleonice Parisi


sabato 1 settembre 2012

Finalmente settembre!


Benvenuti nuovi colori, colori caldi, pigri, avvolgenti.
Benvenuti nuovi profumi, di terra risorta, di linfa che scorre, di trasparenti gemme del cielo.
Benvenuta pioggia, che pulisce, rinfresca, riempie, che con il suo ticchettio ci culla.
Benvenuti ai rumori, del vento tra le foglie che cadono, dei rametti che si spezzano, del borbottare delle nuvole.

Un medico

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.

Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore.

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione.

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in 

faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare.

E allora capii fui costretto a capire

che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.

E il sistema sicuro è pigliarti per fame

nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza.

E un giudice, un giudice con la faccia da uomo

mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione