mercoledì 12 dicembre 2012

Canto di Natale Charles Dickens

- E che perciò? che male c'è se son divenuto più accorto? Verso di voi non son mica mutato. -

Ella crollò il capo.

- Son forse mutato?


- È antica la nostra promessa. Ce la scambiammo quando tutti e due eravamo contenti della povertà nostra, aspettando prima o dopo una sorte migliore dal nostro stesso lavoro. Voi sì che siete mutato. Eravate allora un altro uomo.

- Ero un ragazzo - ribatté egli

con impazienza.
- Ah no! - rispose la fanciulla - la coscienza vi fa sentire che non eravate quel che siete adesso. Io sì. Quel che ci prometteva la felicità quando avevamo un sol cuore, oggi che ne abbiamo due è fonte di dolori. Non dirò quante volte e con che pena ho pensato a questo. Vi basti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi la vostra parola.

- L'ho mai forse ridomandata?

- A parole, no, mai.

- E in che modo dunque?

- Mutando in tutto, nel carattere, nelle abitudini, nelle aspirazioni, in ogni cosa che vi faceva apprezzare il mio affetto per voi. Se nulla ci fosse stato tra noi - soggiunse la ragazza dolcemente ma con fermezza - ditemi, lo cerchereste ora quell'affetto? Ah, no! -

Mal suo grado, egli parve arrendersi alla giustezza di quella ipotesi. Disse nondimeno, facendosi forza:

- Voi non lo pensate.

- Così potessi pensare altrimenti - ribatté ella - e lo sa il cielo se lo vorrei!

Canto di Natale Charles Dickens

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