Davanti al dolore,
alla sofferenza e alla malattia c’è la tendenza, tutta umana e comprensibile, a
fuggire.
Eppure, ci sono
persone che scelgono di affrontarla: sono i volontari.
In Italia più di
800 mila volontari affiancano professionisti, come medici, infermieri,
insegnanti, ad aiutare a trovare un equilibrio nuovo a chi vive in difficoltà.
Chi viene travolto
da una tragedia, si ritrova da un momento all’altro solo, senza speranza, in un
mondo fatto di “cose brutte”, dove, purtroppo, si ha a che fare con l’ombra
della fine. Anche solo scriverla, la parola morte, è difficile.
A San Giovanni Rotondo, presso il nostro ospedale, in un reparto che suscita tanti sentimenti e anche tante paure, in pediatria e pediatria oncologica, opera L’ A.G.A.P.E. Associazione Genitori e Amici Piccoli Emopatici (http://www.facebook.com/pages/AGAPE-per-la-cura-e-lo-studio-delle-leucemie-e-tumori-infantili/124834804205314).
Raffaella è una mia
amica ed è una volontaria A.G.A.P.E. da
quasi un anno.
Come tutti i volontari
non ha poteri da supereroe, ha qualcosa di meglio: il sorriso per tutti e la
voglia di vederlo sui piccoli pazienti.
Vedere i bambini
soffrire è un impatto duro per tutti, che siano professionisti o meno, ma la
commiserazione deve rimanere fuori dal reparto.
“Mariapì, so belli assai!” - esordisce - “alla fine non sei tu che aiuti loro, ma loro che aiutano te!”.
Perché i bambini, a differenza
dei grandi, hanno una concezione diversa della malattia, sanno vedere il lato
bello, come la “fortuna” di non avere i capelli “Cosi quando fa caldo non sudo!”. E davanti a reazioni simili ci si
rende conto che le priorità, nella vita, sono altre! Sarà banale, ma è così.
Il bisogno di tutti i
bambini è passare il tempo, quelli che devono subire mesi e mesi di ricovero o
che restano per ore in attesa delle terapie avvertono di più il peso della
noia.
“I bambini hanno una saletta giochi, con tutto il
necessario per colorare, leggere, giocare, ma, a volte, bisogna improvvisare,
essere pronti anche a mettere in atto una vera sceneggiata napoletana, magari
coinvolgendo i genitori!” –
dice ridendo Raffaella- “ma anche essere
pronti a sgridare i bambini se fanno qualcosa che non va, perché oltre ai
bambini a subire tutto ci sono i genitori e, cedendo ad un capriccio, magari ci
sentiamo meno in colpa ma mettiamo in difficoltà le mamme e i papà, che poi
dovranno faticare il doppio per dire no”.
Si organizzano
spettacoli, recite, si festeggiano compleanni, “Quando arrivano poi i clown terapisti è una pacchia per tutti!”.
Ogni bimbo è diverso
dall’altro e anche l’approccio che un volontario usa per rapportarsi a lui
deve adeguarsi. Non si può pretendere che il piccolo paziente sorrida per
forza. A volte il sorriso non basta.
E’ inevitabile pensare
alla morte, è impossibile non farsi coinvolgere nel dolore di chi non riesce a
farcela, purtroppo è una realtà, ma per ogni piccolo che va via, c’è un bambino
che migliora, che guarisce, che cresce e che ritorna come volontario.
“Vedendoli penso: chissà come sarai da grande”.
Ed è questa la
speranza.
MPC
P.S.: Un grazie di
cuore a Raffaella Pastucci, all’associazione A.G.A.P.E., a tutti i dottor.
Sorriso e a tutti i volontari che mettono a disposizione sé stessi a sostegno
degli altri.
“Esempio: in Russia la maggior parte degli ospedali non
ha anestetici, non hanno denaro sufficiente. Così se vi trovate tra i bambini
con il cancro, alcuni di essi possono avere metastasi all'osso, che è stato
definito come il più tremendo dolore un essere umano posso provare. Così una
madre può stare nella stanza di un bambino che non ha mai smesso di urlare e
piangere in cinque mesi… l'85% delle volte che mi sono presentato con l'aspetto
di un clown hanno smesso di piangere.”
Hunter Doherty
"Patch" Adamshttp://www.sangiovannirotondonet.it/content/view/6258/44/
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