domenica 22 luglio 2012

Gli stessi occhi


Questa è difficile, difficile veramente...
Perché un immagine che diventa vera non è cosa di tutti i giorni.
Ti ho immaginato dal primo momento in cui ho saputo della tua esistenza.
Ero troppo piccola per capire i perché, anche adesso non li ho assimilati per bene, ma una domanda mi tornava, prepotente, in mente: eri felice?
Chi ha, naturalmente, il proprio posto nel mondo, non crede che si può essere felici in altri modi.
E avevo paura, quando ti hanno strappato via, che tu potessi essere infelice.
Eri comunque una parte di me.
Egoisticamente non lo tolleravo, non lo tollero tutt'ora...
Ho capito che "naturale" è una parola usata solo dai giuristi e da chi è incapace di amare.
È passato il tempo, mi sono posta milioni di domande segrete, a volte ti dimenticavo, poi mi rimproveravo per averlo fatto.
Hai deciso tu di tornare e questo è stato giusto.
Dato che hanno deciso altri di portati via, almeno questo ti sia dovuto.
E l'immagine è diventata reale.
Ho saputo che sei stato felice.
È arrivato il giorno, saresti stato lì, nello stesso posto in cui c'ero anch'io.
È stato naturale riconoscerti, non avevo visi a cui attribuire il tuo, ma ti ho riconosciuto lo stesso.
È stato strano, senza ipocrisia non ti voglio un bene dell'anima, ma sono curiosa.
Che venga poi con il tempo l'avvicinarsi, che sia naturale.
Ho imparato a dare fiducia al tempo.
Abbiamo 32 anni di arretrati, ma nessun rancore, non posso portarlo perché sei stato felice. E questo mi basta, non do colpe, nessuno le ha. Si è seguito il cuore.
Non ci siamo parlati molto, troppa gente, troppe persone che dicevano di appartenenti, ma mai quanto me.
E questa differenza è marcata da un legame unico.
Tra tantissima gente, io e te abbiamo gli stessi occhi...solo io e te.

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