sabato 21 luglio 2012

Ti ricordi di me?

Ciao! Sono io, non mi riconosci? Strano, anzi no, impossibile! Guardami non sono cambiata poi così tanto. Un taglio di capelli diverso, un paio di chili che vanno e vengono, ma niente di più. Parlavamo per ore, ricordi? Della pioggia, bella da sentire, magari ad occhi chiusi in macchina, e bella da vedere, perché pulisce. Di profumi che ti entrano dentro, nella testa, e non scorderai mai più. Non ricordi il mio? Si è vero è buono, ma non ti evoca nulla? A me il tuo profumo fa riprovare sulla pelle emozioni enormi, anche se ora sono attutite dal tempo. Mi è capitato di sentirlo per caso, in una strada qualsiasi e di girarmi per vedere dov'eri. Ma non c'eri, se non nella mia mente. E la mia voce? Eppure ho letto tante cose per te: poesie, racconti, lettere, comunicati. Guardami. Grazie, so di avere degli occhi molto belli...sono un dono genetico della mia mamma... Mi dici che ti ricordano qualcosa? Si, ti ricordano una persona che li teneva fissi su di te, adoranti e pieni di entusiasmo. Sono ritornati quelli di allora, ma il soggetto è cambiato. Si sono riaccesi di nuovo, dopo un lungo periodo di blackout. Cosa è successo? Ma sai che sei strano? Hai preso una botta in testa durante tutto questo tempo? Li avevo spenti, no, non è esatto, me li hanno spenti. In realtà mi hanno spenta tutta, ma erano i miei occhi a far da vetrina a tutto. Chi è stato? Sei sicuro di volerlo sapere? Sicuro sicuro? Sei stato tu. Sei stato percorso da un brivido? Anche a me capita la stessa cosa. Adesso é solo uno, magari di paura, ma erano convulsioni un po' di tempo fa. Erano spasmi dolorosi, che soffocavano l'aria nei polmoni, che gelavano il sangue e che mi hanno portato in un buio perenne. Si, ora ti viene in mente qualcosa... Un senso di colpa? Appena appena percepito, perché tu non hai infranto promesse mai fatte. Eri ligio al dovere, tu. Costruivi solo oasi di parole sicure, in cui una volta dentro non si esce più. E una volta dentro, l'oasi non era più così sicura, perché non eri lì, eri altrove. A ricoprire un ruolo istituzionale. E l'oasi è diventata parte del deserto e io lì a morire di sete. Ogni tanto una goccia, scappata dal temporale benefico che scatenavi altrove. Tu mi hai guardata ma non mi hai mai vista. Nei miei occhi adoranti vedevi la tua immagine. Ti sei riconosciuto nel mio profumo, ma non hai capito che era una casa per te, solo che ti apparteneva quasi di diritto, peccato che fosse il mio. Per mesi non ho riconosciuto la mia intelligenza. Chissà dov'era finita, scappata. Poi ho deciso di non chiedere più gocce per placare la sete. Mi sono ritrovata senza energia per chiedere ancora. E sono diventata parte anch'io del deserto. Per mesi e mesi. Anche se hai fatto di tutto per attribuire a me quest'aridità. Il tuo orgoglio ferito. Ma cosa poteva più darti una pianta morta? E poi è arrivato una tempesta. Una rarità nel deserto. Quasi un evento unico. Ha distrutto tutto. Non ti è giunta la notizia? Strano, tu che sei sempre informato sui fatti! Vabbè, ha distrutto tutto, anche me. Ho creduto che fosse la fine. Ho quasi provato sollievo. E poi? E poi ho riaperto gli occhi. Adesso mi vedi, vero? Be', anch'io.

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